Gravina e la FIGC finiscono in un caos che lede l’immagine di tutto il mondo sportivo e politico italiano. Sulle colonne della Gazzetta dello Sport, il calcio s’infrange contro le rocce delle inchieste giudiziarie a Perugia e Roma. Il primo scenario ci proietta nel cuore di un intricato sistema di accessi abusivi a banche dati, coinvolgendo personaggi di spicco come il tenente della Finanza Pasquale Striano e il pm Antonio Laudati.
Con l’accusa di reati informatici e divulgazione illecita, questi individui si sono trovati ad affacciarsi nell’orbita di figure calcistiche di rilievo quali Andrea Agnelli, Massimiliano Allegri, Cristiano Ronaldo, Danilo Iervolino e il procuratore FIGC Giuseppe Chinè.
Gabriele Gravina, pres. FIGC: i riflettori su Perugia e Roma
Un capitolo particolarmente delicato coinvolge il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina, il cui nome risuona ora in due contesti giudiziari distinti. A Perugia, si è palesato un secondo atto dell’indagine, nel quale emerge la questione della fonte di avvio dell’inchiesta stessa, falsamente attribuita a elementi informativi provenienti dalla Procura di Salerno.
Tuttavia, la vera origine dell’azione investigativa risiedeva nelle informazioni fornite da Emanuele Floridi, ex collaboratore di Gravina. Questo scenario si dipana ulteriormente a Roma, dove i magistrati vogliono approfondire presunti illeciti legati a un bando del 2018 sui diritti tv della Lega Pro, connessi a un intricato giro di denaro e ad acquisti di beni immobiliari. Pur nell’ombra delle indagini, Gravina e la Federazione calcistica mantengono una posizione di ferma serenità, confidando nell’esito delle audizioni a Perugia per risolvere la questione.