Julio Cortazar, scrittore argentino, tra i miei autori sudamericani preferiti, scrisse in Rayuela che niente è perduto se si trova il coraggio di dire che tutto è perduto e che bisogna ricominciare da capo. Pensando al Napoli e alla stagione che si avvia alla conclusione, non possiamo certo esprimere un giudizio così estremo e definitivo. Nonostante il probabile nono posto e le prestazioni ci presentino un quadro sconfortante, a differenza di quanto scrive Cortazar, per il club partenopeo niente è perduto. E se è pur vero che non bisogna ricominciare completamente da capo, la dirigenza dovrà di sicuro imprimere una sterzata per poter costruire una nuova stagione ricca di soddisfazioni per i tifosi.
Sfatiamo i luoghi comuni
La società è già a lavoro ormai da tempo, ma lo scetticismo del popolo azzurro ha messo radici profonde, e, manco a dirlo, le cause come al solito derivano da una non corretta informazione dei media, in particolare di quelli locali. Proprio per questo motivo vorrei mettere in fila i luoghi comuni che imperversano sui giornali e sui siti di riferimento e ovviamente sfatarli.
Un classico
Il primo è un classico di ogni post stagione del Napoli ovvero quello che la società stia pensando al ridimensionamento. Gli scenari futuri, che da giorni i giornalisti cercano di proporci, prospettano una fuga dei top player azzurri e una campagna in entrata non adeguata ad un club che punta ai vertici. Ovviamente questa idea non sarà cancellata dai prossimi acquisti, anzi potrebbe addirittura essere rafforzata. Basta riandare con la memoria al mercato di due estati fa quando sia tifosi che media criticarono pesantemente la campagna acquisti in uscita e in entrata. Poi, per chi l’avesse dimenticato, il Napoli vinse dominando lo scudetto e arrivando al traguardo storico dei quarti di Champions.
Allora ci terrei ad avvertire tutti quelli interessati alla squadra azzurra che il Napoli non ha mai pianificato una strategia di ridimensionamento, bensì, come può capitare ad ogni club calcistico, a volte ha solo commesso errori in fase di allestimento della squadra. Sono cose che capitano, anche ai più bravi e ai più ricchi di noi.
Quello che ha sempre cercato di fare la dirigenza azzurra è di proseguire con la sua idea di calcio ovvero costruire una squadra con calciatori giovani, di valore e di prospettiva e di integrarli all’interno di una rosa con una base tecnica e tattica ben consolidata.
E’ quello che sarà fatto anche nella prossima campagna acquisti.
Il Napoli non si ridimensionerà, piuttosto si rinnoverà come è giusto che sia in modo particolare dopo una stagione non soddisfacente.
L’evergreen
Altro luogo comune, un evergreen possiamo considerarlo, è quello che vuole ADL ormai in declino. A corroborare questa idea non è solo una serie di errori commessi quest’anno (ammessi tra l’altro dallo stesso presidente in diverse occasioni), ma anche il fatto che il buon Aurelio abbia raggiunto un’età importante.
A parte il fatto che ci sembra ancora in forma, va però sottolineato quanta importanza sta da qualche anno cominciando ad avere all’interno della società sua figlia Valentina, che a mio avviso più degli altri due eredi, potrà essere la figura indicata come riferimento per il futuro, più o meno prossimo, della SSC Napoli.
Ma quale juventinizzazione
Poi c’è una new entry. Si parla e si scrive ultimamente di una ricerca di juventinizzazione del Napoli da parte del presidente. I motivi sono due: la scelta come DS di Manna e la virata su Conte per quanto riguarda la guida tecnica. En passant mi permetto di dire che in questi anni sono state in particolare Juventus e Milan a cercare di napoletanizzarsi, facendo in più occasioni scelte di dirigenti, tecnici e di strategia di mercato molto in linea con quelle che il Napoli porta avanti da anni. Piuttosto credo che puntare sul vice di Giuntoli sia in continuità con la politica azzurra che è quella di scegliere dirigenti giovani, competenti, affamati e che rispondono a caratteristiche professionali ed umane ritenute idonee dalla società. Se davvero Manna ricoprirà il ruolo di direttore tecnico, è solo perché avrà superato tutte le verifiche e le valutazioni a cui ADL e il suo staff lo avranno sottoposto.
Per quanto riguarda Conte, è vero che il tecnico pugliese ha una lunga militanza nel club juventino, con cui sia da allenatore che da calciatore ha vinto tanto, segnandone profondamente la storia più recente. Molti però hanno dimenticato quanto sia stato burrascoso il rapporto tra la società di Torino e il buon Antonio. La separazione, per quanto possibile, è stata pure peggio.
La scelta di Conte, se Conte sarà, verrà fatta perché in lui la dirigenza azzurra vede quelle caratteristiche necessarie a pianificare su medio termine la proposta tecnico-tattica del Napoli.
La prossima stagione
Quello che possiamo intuire è che la società partenopea sarà disposta ad intervenire pesantemente sulla rosa e che probabilmente, a differenza di quanto accaduto fino ad oggi, non persisterà più il vincolo dello schema di base (il 4-3-3) e questo consentirà un allargamento della rosa dei tecnici disponibili tra cui poter scegliere. Conte, juventino o non juventino, per forza di cose non può non rientrarci ed è per questo che il Napoli lo ha preso seriamente in considerazione.