Giacomo Raspadori è ancora un punto interrogativo per il Napoli. L’attaccante si è fin qui reso – suo malgrado – protagonista di una seconda stagione in maglia azzurra tutt’altro che brillante, condizionata anche, e soprattutto, dalla negativa annata corale dei Campioni d’Italia in carica. Fa fatica ad imporsi come vorrebbe e come in fondo potrebbe, se consideriamo le grandi qualità tecniche di cui è dotato. L’ultima rete del classe 2000 in campionato risale al 4 novembre scorso contro la Salernitana: da allora ha disputato 12 gare, solo due volte in Serie A.
Acquistato da Aurelio De Laurentiis con la speranza che potesse esplodere ed imporsi all’ombra del Vesuvio, Raspadori stenta ad esprimere il suo potenziale. Con Rudi Garcia ha girato più ruoli, quasi soffrendo una crisi d’identità. Ma con Mazzarri si sono perse le tracce: zero reti, è finito indietro nelle gerarchie. Non ha sfruttato al meglio i minuti che gli sono stati concessi ed è stato incalzato da Ngonge e Lindstrom. La partenza di Victor Osimhen per la Coppa d’Africa doveva essere l’occasione per farsi largo, per diventare il punto di riferimento, ma da prima punta non ha funzionato, e le cose sono solo precipitate con il cambio di modulo.
L’impressione è sempre la stessa: per fare il grande salto gli manca poco, sembra che sia sempre vicino a farlo, poi però per qualche motivo non si completa. Alla base resta un equivoco tattico di fondo sul reale ruolo del calciatore: prima punta, seconda punta, esterno offensivo o addirittura mezzala? Senza considerare come il 3-4-2-1 utilizzato recentemente da Mazzarri penalizzi ulteriormente proprio Jack (troppo facile puntare il dito contro quest’ultimo). Una metamorfosi non da poco, perché tutti guardano al bomber di Bentivoglio come una specie di talismano.
Nel 2022 il Napoli ha speso 35 milioni per acquistarlo dal Sassuolo: un investimento importante che ad oggi lascia qualche dubbio: Raspadori è vittima di un equivoco tattico o è un diamante grezzo?