Conte perde pezzi, ma il Napoli non cede un centimetro: la forza del gruppo riscrive i gerarchi e alimenta il sogno tricolore. Per mesi è stata ripetuta come un mantra: l’Inter ha la rosa più lunga, il Napoli non regge il confronto. Eppure, guardando la classifica, è proprio la squadra di Antonio Conte a guardare tutti dall’alto.
Un primato costruito sì sull’intensità del suo undici ideale, ma reso possibile anche da chi, finora, aveva vissuto all’ombra dei titolari. Le cosiddette seconde linee — da Giacomo Raspadori a Leonardo Spinazzola — stanno diventando protagonisti inattesi di una cavalcata sempre più credibile verso lo Scudetto. E ora, con l’infortunio di Lobotka, potrebbe essere il turno di Billy Gilmour.
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Conte e Napoli: l’undici perfetto che non c’è più
Dopo aver trovato una formula vincente nel 4-3-3 con Meret, Di Lorenzo, Olivera, Rrahmani, Buongiorno, Anguissa, Lobotka, McTominay e il tridente Politano-Lukaku-Kvaratskhelia, Conte aveva blindato il suo Napoli. Nessuna coppa da gestire, turnover ridotto al minimo, gerarchie scolpite nella roccia.
Poi, il lento sgretolarsi dell’equilibrio: Kvaratskhelia ceduto al PSG, Buongiorno out fino a fine stagione, Neres ai box per infortunio. Eppure, nonostante tutto, il Napoli ha continuato a vincere. Con fatica, certo, ma anche con una nuova consapevolezza: i cosiddetti rincalzi sono più che all’altezza.
Raspadori, l’uomo dei punti pesanti
Il manifesto di questa resilienza azzurra si chiama Giacomo Raspadori. Contro il Lecce ha deciso la sfida con una punizione velenosa, bissando quanto già fatto contro Venezia e Fiorentina. Ogni volta che il Napoli ha vinto di misura, spesso c’era la sua firma. Solo contro il Como, pur segnando, non è bastato.
E pensare che a inizio stagione Raspadori era sul mercato, Conte lo aveva addirittura adattato a mezzala, e a gennaio l’addio sembrava scritto. Ma la cessione di Kvara e le noie fisiche di Neres hanno cambiato tutto. Ora è titolare, decisivo, persino simbolico. Un titolo per la sua autobiografia? “Come sfruttare la chance”.
Spinazzola, da partente a imprescindibile
Storia simile per Leonardo Spinazzola, a un passo dalla Fiorentina nel mercato invernale. L’operazione, che avrebbe portato Biraghi a Napoli, è saltata all’ultimo. Ma quella sliding door ha aperto nuove prospettive: titolare contro la Viola, convincente, Spinazzola ha ritrovato la fiducia di Conte.
Nelle ultime uscite ha coperto ruoli diversi: esterno alto contro il Torino, esterno a tutta fascia a Lecce. Sempre affidabile, sempre pronto. Non sarà un protagonista da copertina, ma oggi è un jolly fondamentale per il Napoli che vuole restare in vetta.
Gilmour, l’erede designato di Lobotka?
Ora però la scena potrebbe passare a Billy Gilmour. Con Lobotka alle prese con un problema alla caviglia, lo scozzese è il naturale sostituto per la sfida contro il Genoa. Conte lo ha voluto fortemente a Napoli, anche se finora gli spazi sono stati pochi, stretti tra Anguissa, Lobotka e McTominay.
Ma ogni volta che è stato chiamato in causa, Gilmour ha risposto presente. Già autore di buone prestazioni, tra cui quella da regista nel primo incrocio stagionale con il Milan, si è guadagnato la stima pubblica del tecnico: “Bravissimo”, gli urlò Conte al momento del cambio. Ora potrebbe avere l’occasione di dimostrare di essere più che una riserva.
Conte suona la carica al Napoli: “Non molliamo”
Lo stesso Conte, dopo la vittoria di Lecce, ha sottolineato il valore del gruppo: “Nessuno parla delle assenze e noi non vogliamo alibi: Neres, Buongiorno, Juan Jesus, e ora anche Lobotka. Ma non molliamo. Chi entra dà il massimo. È questa la nostra forza”.
Il Napoli, oggi, è qualcosa di più di una squadra con titolari forti: è un collettivo che non smette di credere e combattere, anche senza i suoi pezzi migliori. Un gruppo che si adatta, si reinventa e resta in corsa.
Lo Scudetto si vince anche così
Da Olivera centrale a Raspadori bomber, da Spinazzola jolly a Gilmour pronto a prendersi il centrocampo. Il Napoli capolista non è più solo quello dei “titolarissimi”: è una squadra in continua trasformazione, in cui ogni tassello può rivelarsi decisivo. E forse, alla fine, è proprio questa la chiave di un sogno che si fa sempre più concreto.
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