Doveva essere la partita del riscatto, quella che avrebbe permesso al Napoli di superare nuovamente l’Inter, di ritrovare la vittoria e presentarsi al meglio allo scontro diretto per il vertice. E invece, la trasferta di Como non ha fatto altro che amplificare il momento di crisi della squadra di Antonio Conte. Tre punti in quattro partite rappresentano una certificazione impietosa di un’involuzione evidente, tanto nella fase offensiva quanto in quella difensiva, dove i numeri che fino a poche settimane fa raccontavano una solidità invidiabile sono ormai un ricordo sbiadito. Il cambio di modulo, inizialmente studiato per dare nuova linfa alla manovra, ha finito per togliere quelle certezze che avevano reso il Napoli una macchina quasi perfetta. Il colpo, dunque, non è solo alla classifica, ma alla tenuta mentale di un gruppo che sembra aver smarrito la sua identità.
Secondi tempi da incubo: il Napoli crolla
La partita di Como si inserisce perfettamente nel solco tracciato dalle recenti prestazioni contro Roma, Udinese e Lazio. Con una costante che non può più essere ignorata: il secondo tempo è diventato un problema. Anche contro il Como, dopo un primo tempo discreto, il Napoli è rientrato in campo palesando una stanchezza che, più che fisica, sembra mentale. Fabregas, con intelligenza tattica, ha modificato le pressioni e le costruzioni del suo Como negli spogliatoi, e la squadra di Conte è apparsa incapace di reagire, di trovare contromisure. E se accade contro una squadra che, per quanto organizzata, non ha la qualità di altre big, il risultato è praticamente scritto.
Le migliori occasioni, paradossalmente, le ha avute proprio il Napoli. Con McTominay prima e Anguissa poi protagonisti di azioni che avrebbero potuto cambiare il volto della partita. Ma il primo è stato fermato dall’ottimo Butez, mentre il secondo ha offerto una prestazione deludente, incapace di incidere e frenato dalla paura di un cartellino che lo avrebbe escluso dalla prossima sfida decisiva contro l’Inter. Anche l’ingresso di Simeone al posto di Lukaku ha fatto poco per migliorare l’efficacia offensiva, mentre il passaggio agli esterni d’attacco ha reso la manovra ancora più prevedibile. In questo contesto si inserisce anche il calo di Lobotka, spesso presente tra i “colpevoli” dei gol subiti. Chissà che non possa essere proprio Billy Gilmour, da tempo fuori dai radar, l’opzione più concreta per dare freschezza e idee a un centrocampo senza smalto.
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Il problema di Conte è il modulo?
Se c’è una nota positiva che emerge dalla partita contro il Como è sicuramente il secondo gol consecutivo di Giacomo Raspadori, ormai sempre più decisivo quando schierato da titolare. Tuttavia, è un’illusione che non basta a nascondere le crepe evidenti del nuovo sistema di gioco scelto da Conte. Con il passaggio al 3-5-2, la produzione offensiva è crollata. Già contro la Lazio si era notata una certa sterilità nella manovra, e con il Como la situazione non è migliorata. Raspadori si trova spesso a calpestare le stesse zone di Lukaku o McTominay, limitando i movimenti che dovrebbero invece essere diversificati per creare spazi e opportunità.
Senza esterni offensivi di ruolo, il Napoli ha perso quelle rotazioni consolidate che tanto avevano funzionato in passato. Basti pensare alla catena di destra con Di Lorenzo, Politano e Anguissa, capace di creare superiorità numerica e dinamiche imprevedibili per gli avversari. Ma non è solo l’attacco a soffrire: la difesa, che fino a poco tempo fa era una delle migliori d’Europa, ha subito quattro gol nelle ultime due partite, nonostante il rientro di Alessandro Buongiorno. L’ultima disattenzione sul secondo gol subito contro il Como è l’emblema di una squadra che non ha più la solidità e la compattezza di un tempo. La palla persa a centrocampo, l’assenza di un fallo tattico e la confusione nella retroguardia, con Rrahmani incerto nel rompere la linea e i braccetti difensivi che non stringono a dovere, sono sintomi preoccupanti di un malfunzionamento generale.
Tornare al passato per salvare il presente
Conte si trova ora di fronte a un bivio. Il 3-5-2, pensato per sfruttare al meglio le caratteristiche di alcuni giocatori, sta mostrando i suoi limiti e potrebbe essere giunto il momento di tornare al 4-3-3, modulo che aveva garantito equilibrio e certezze. Con i rientri di Olivera e Spinazzola, e nonostante la poca fiducia riposta in Okafor e Ngonge, Conte avrebbe gli uomini per ripristinare il vecchio assetto, almeno in attesa del pieno recupero di Neres, che potrebbe dare quel tocco di qualità e imprevedibilità che manca alla squadra.
Il tempo, però, è tiranno, e la sfida contro l’Inter incombe. Sabato prossimo, al Maradona, il Napoli si gioca non solo tre punti, ma anche la possibilità di rilanciare le proprie ambizioni in campionato. Conte sa che deve trovare una soluzione, e in fretta.
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