Il 6 settembre 2004 risorge ufficialmente dalle ceneri la SSC Napoli. L’artefice della rinascita? Lo stesso condottiero di oggi, Aurelio De Laurentiis, che a distanza di 20 anni può godersi una vetrina di trofei e successi da best seller. Ripercorriamo oggi dunque il ventennio azzurro di ADL con l’ausilio de La Gazzetta dello Sport.
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De Laurentiis e quel colpo di teatro che cambiò la storia
Antonio Giordano, firma del quotidiano sportivo, racconta così la favola del patron romano: “Fa un colpo di teatro, e quindi non c’entravano i Cinepanettoni, all’alba del 6 settembre del 2004, in quella città assolata e addolorata, ormai svuotata del calcio, rimasto impigliato nei corridoi della Fallimentare: uscendo quasi a sorpresa dalle ombre, Aurelio De Laurentiis con un blitz riuscì a strappare il Napoli a Giampaolo Pozzo, che sembrava prossimo ad appartarsi con la Curatela, e in quell’ignoto turbolento sistemò un ciak e ripartì. «A me il Napoli», consegnato ormai in Tribunale da Toto Naldi – il predecessore – con fidejussione da 32 milioni dalla Popolare di Ancona, Pierpaolo Marino dg, Gian Piero Ventura allenatore, e solo 20 giorni per presentarsi contro il Cittadella, in un San Paolo in versione Champions, 60 mila spettatori per credere che esistesse ancora un dio, certo non Maradona”.
Dal passato al presente
Giordano aggiunge in seguito: “Venti anni dopo, stamani, Aurelio De Laurentiis ha una bacheca davanti alla quale illanguidirsi, uno Scudetto nel quale perdersi, tre Coppe Italia, la Supercoppa, una manciata di secondi posti in campionato, una semifinale di Europa League e però pure il rimpianto di essersi preso esageratamente sul serio, pensando di poter fare a meno di Spalletti e Giuntoli, con lui protagonisti d’un capolavoro che resta.
Nei suoi 20 anni in perfetto stile De Laurentiis, la sobrietà è stata un optional: però il giudice inappellabile è il campo, il resto è contorno o cinema, e nel curriculum ci sono allenatori come (Benitez, Ancelotti, Spalletti, Conte, intuizioni geniali (Sarri) che sovrastano i rarissimi errori; investimenti massicci e/o visionari (Cavani e Higuain, Osimhen e Kvara, ora Lukaku), affari colossali (Cavani e Higuain ancora, ma anche Koulibaly e Jorginho) e provocazioni dialettiche come se non ci fosse un domani. Mentre c’è sempre stato un domani, da venti anni in qua”.