Luis Enrique

Nel calcio moderno, dove l’equilibrio regna e il dettaglio può cambiare il destino, ci sono allenatori che sembrano possedere un dono. Luis Enrique, con il suo sguardo tagliente e la mente metodica, è uno di questi. Il tecnico asturiano si presenta all’undicesima finale della sua carriera da allenatore con un biglietto da visita che fa tremare chiunque si trovi dall’altra parte: 10 finali giocate, 10 vittorie.

Un percorso immacolato, che lo rende una vera e propria sentenza quando c’è in palio un trofeo. E ora, davanti a lui, c’è l’Inter, attesa dall’ultimo atto che può valere una stagione. Ma dall’altra parte c’è un uomo che, quando si accende la notte delle coppe, non sbaglia mai.

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Dalla Juventus al River Plate: la scalata del Barça di Luis Enrique

Il viaggio di Luis Enrique nel mondo delle finali comincia nel 2015, e non poteva che iniziare col botto: la sua prima vittima è la Juventus, battuta 3-1 nella finale di Champions League a Berlino. Era il Barcellona dei tre tenori Messi-Neymar-Suárez, ma anche il Barcellona del suo allenatore, capace di gestire egolatrie e pressioni con un’eleganza implacabile.

Quello fu solo l’inizio di un’annata trionfale: sempre nel 2015, vinse anche la Supercoppa UEFA contro il Siviglia (5-4 ai supplementari), il Mondiale per Club contro il River Plate (3-0) e la Coppa del Re contro l’Athletic Bilbao (3-1). Quattro finali, quattro trionfi, un poker d’autore.

Nei due anni successivi, il copione si ripeté: altre due Coppe del Re, vinte contro il Siviglia (2-0 nel 2016) e l’Alavés (3-1 nel 2017). Luis Enrique lasciava la panchina del Barcellona con sei trofei in sei finali. Un cerchio perfetto.

A Parigi il dominio continua: il PSG è ancora suo

Chi pensava che lontano da Barcellona il suo tocco magico si sarebbe dissolto, è stato smentito. Al Paris Saint-Germain, Luis Enrique ha confermato la sua allergia alla sconfitta nelle finali. Tra il 2024 e il 2025, ha sollevato due Coppe di Francia – contro il Lione (2-1) e il Reims (3-0) – e due Trophée des Champions, battendo prima il Tolosa (2-0) e poi il Monaco (1-0).

Anche in un ambiente complesso come quello parigino, con pressioni mediatiche continue e uno spogliatoio difficile da gestire, l’allenatore spagnolo ha portato disciplina, mentalità vincente e soprattutto risultati.

Undici sul cronometro: sarà ancora gloria per Luis Enrique?

Ora l’undicesima finale è alle porte. Il PSG di Luis Enrique sfida l’Inter, in una cornice che profuma di storia e tensione. I numeri dicono PSG, dicono Enrique, dicono imbattibilità. Ma le finali, si sa, sono anche il regno dell’imprevedibile.

Eppure, se c’è un uomo che ha fatto dell’infallibilità nell’ultimo atto la sua cifra distintiva, è proprio lui. Da Berlino a Parigi, passando per Tokyo e Siviglia, Luis Enrique ha costruito una carriera che sfida la logica delle probabilità. Dieci finali, dieci vittorie. L’undici è lì, pronto a scrivere un nuovo capitolo.

L’ombra lunga di un destino già scritto?

Contro di lui si può studiare, lottare, anche sognare. Ma battere Luis Enrique in una finale è qualcosa che, finora, nessuno è riuscito a fare. Per l’Inter sarà un’impresa da leggenda. Per lui, solo un’altra serata in cui il destino pare già segnato. A meno che la storia, stavolta, non decida di sorprendere anche lui.

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