In questi giorni sono rimasto un po’ divertito ed in parte anche perplesso dall’indignazione generale dei giornalisti in seguito alla decisione della SSC Napoli di non consentire al proprio allenatore la possibilità di tenere conferenze prepartita in campionato. Molti addirittura si sono spinti anche oltre, definendo la decisione della società partenopea come antidemocratica. Per quanto mi riguarda, preferirei che si fosse così tranchant verso le forze del (dis)ordine italiane che senza alcuna pietà manganellano studenti minorenni mentre esercitano un diritto costituzionalmente riconosciuto di manifestare in piazza per i loro diritti. C’est l’italie, come direbbero i francesi. Tralasciando per un istante questi argomenti di carattere etico-politico, vorrei soffermarmi su un paio di domande più circoscritte: hanno ancora senso le conferenze prepartita? E soprattutto, ci piacciono?
Per quanto mi riguarda, la risposta è negativa ad entrambi i quesiti. Diciamolo francamente, durante le conferenze si parla poco o niente delle partite. Aggiungo, che quotidianamente tramite le varie piattaforme social, ogni società fornisce, tra le altre cose, a giornalisti e supporter notizie in tempo reale sulle condizioni fisiche dei calciatori e report dettagliati delle sedute di allenamento. Nelle press conference le domande sono vaghe, spesso si focalizzano su aspetti generici e generali e la parte tattica, al netto della buona volontà di qualche allenatore preparato e voglioso di parlare di calcio, non viene quasi mai toccata. In poche parole, ci si trascina così per più di mezz’ora su argomenti che non hanno nulla di interessante.
Gli stessi giornalisti che criticano la scelta a loro dire antidemocratica della SSC Napoli, non mostrano un carattere rivoluzionario quando presenziano alle conferenze degli allenatori.
Le loro domande purtroppo sono sempre comode per gli allenatori.
Sarebbe stato invece importante, in particolare nei momenti più critici di questa stagione, approfondire alcune contraddizioni emerse nella gestione tattica e atletica della squadra da parte dei predecessori di Calzona. Perché non pungolare il buon Garcia cercando di spingerlo a spiegare soprattutto ai tifosi quale fosse in realtà il suo progetto tecnico?
Perché non spingerlo attraverso domande mirate a svelare la sua reale intenzione ovvero quella di dare un taglio netto rispetto all’idea di calcio proposta nell’anno dello scudetto?
Perché non chiedergli come sia stato possibile accettare di guidare una squadra senza averla vista giocare se non in un paio di occasioni (come affermato dal tecnico francese in sede di presentazione)?
Perché non approfondire gli aspetti relativi alla preparazione fisica durante la fase di precampionato?
Simile approccio sarebbe stato utile da parte dei cronisti durante le conferenze anche con mister Mazzarri.
Ripeto, la gestione tecnica precedente all’arrivo di Calzone è stata piena di contraddizioni tra ciò che i due allenatori ci raccontavano e quel che invece poi il campo ci mostrava.
Invece, durante ogni conferenza stampa non è stato mai fatto un serio tentativo da parte dei giornalisti di portare gli allenatori a discutere e ad analizzare le problematiche tattiche e fisiche della squadra.
È stata un’occasione persa.
Altro dato di fatto è che gli stessi allenatori, non solo quelli italiani, sembrano avere una certa idiosincrasia verso le conferenze pregara. L’ultimo a definirle inutili è Pioli, che ci fa sapere che per lui hanno senso le interviste a fine gara poiché rappresentano la vera occasione in cui si può parlare di quel che è accaduto in campo in modo approfondito.
“A me piace parlare di calcio” – dice il tecnico del Milan – “Fosse per me, farei solo le conferenze post-partita perché almeno si parla di calcio. Quelle della vigilia mi piacciono meno”.
Pertanto, mi chiedo, e qui passiamo anche al secondo quesito di cui sopra, non dovrebbero gli stessi giornalisti, che si sentono defraudati dalla SSC Napoli di questo loro momento liturgico, farsi un esame di coscienza e ammettere che le conferenze prepartita così come sono oggi non hanno senso e in più sono pure noiose (spesso o quasi sempre anche per colpa loro)?
Essendo una persona curiosa ho cercato di capire se ci fosse qualche elemento ad avvalorare questo mio giudizio personale. Così mi sono fatto un giro sul canale YouTube della SSC Napoli e mi sono accorto che per le conferenze stampa la media delle views è intorno alle trentacinquemila, con picchi (rari) sopra i cinquantamila in caso di Champions. Molte più visualizzazioni (sopra le sessantacinquemila) hanno le presentazioni dei nuovi calciatori. In media gli highlights delle partite producono numeri maggiori.
Come mai? Prima di tutto perché la durate di questi video è intorno ai 5 minuti. Anche i boomer più ostinati sanno che la perfetta durata di un contenuto su una piattaforma come YouTube non deve superare i 10, massimo 15 minuti. Deve durare giusto il tempo che perdiamo alla macchinetta del caffè (se siamo antipatici ai nostri colleghi e siamo costretti ad andarci da soli) o quello che ci serve per spostarci in metro dal lavoro a casa o quello necessario ad una seduta in bagno. Le conferenze pregara, oltre ad essere noiose, poco stimolanti, sono pure lunghe. Un contenuto social al contrario deve essere breve, dinamico, informale, smart. Le conferenze sono statiche, ingessate, formali (parla uno alla volta, non più di una domanda, etc..) e soprattutto lentissime.
Insomma, il format delle conferenze stampa, tenendo conto che viene proposto su una piattaforma social, non ha più senso. È fuori di sesto, per dirla con Amleto.
Discorso simile credo vada fatto per le interviste ad allenatori e calciatori nel post gara. Di certo i contenuti sono più interessanti. La partita è appena finita e quindi si resta sugli argomenti di campo, sulla tattica, sulla storia del match, analizzando con i protagonisti gli aspetti più salienti. Pertanto, questi eventi possiamo considerarli ancora sensati e molto interessanti. Quello che mi perplime è il modo in cui vengono mostrati. Ci appare il calciatore a mezzo busto, tutto compìto molto stile fototessera per la patente. Io ho ancora in mente le interviste anni ’80 in spogliatoi minimalisti, con in primo piano le nuche spesso semidesertiche dei giornalisti ed il bouquet metallico di microfoni sotto il naso del calciatore. Immagini che hanno sempre avuto il fascino di quadri picassiani. E se ti diceva bene, spesso capitava di beccare uno dei nostri eroi della pedata in accappatoio da hotel 3 stelle, ciabatte Champ e folta capigliatura appena fonata.
Conferenze stampa: è l’ora di stare al passo coi tempi
Ora non vorrei apparire come un vecchio boomer e proporvi un nostalgico richiamo agli amati anni ’80 in stile Stranger Things, piuttosto mi chiedo se non sia opportuno interrogarsi sulla necessità di rivedere l’intero format di comunicazione degli eventi a contorno della partita, in modo da renderli più rispondenti ai ritmi e alle esigenze dei nuovi media (i social in particolare) e quindi più appetibili per le nuove generazioni.
Il Napoli da un po’ di tempo sta cercando di percorrere questa strada. Le iniziative sulle sue piattaforme social sono spesso originali. In particolare, la nuova iniziativa del podcast (da non perdere il recente episodio con il capitano Di Lorenzo) consente di offrire ai tifosi un’immagine a tutto tondo dei propri beniamini con un accesso privilegiato a piccoli momenti della loro quotidianità, senza ovviamente tralasciare l’aspetto calcistico.
Interessante anche l’iniziativa di affidarsi per un’intervista al mister Calzona ad un gruppo di content producer tra i più apprezzati e validi dell’ambito calcistico come Caronache di Spogliatoio.
Insomma, è arrivato il momento di provare a mettere in naftalina alcune metodologie e media attraverso i quali si è sempre comunicato il calcio ed i suoi diversi aspetti e di provare ad esplorare le infinite potenzialità che internet e in particolare le piattaforme social mettono a disposizione.
È scontato aggiungere che non si tratta solo di un cambiamento tecnologico limitato al media attraverso il quale si veicolano i contenuti, ma di dare nuove forme e caratteristiche al contenuto stesso.