“Nel 2027 costruirò lo stadio a Bagnoli“. Con questo colpo cinematografico a ciel sereno, in queste ore, il patron del Napoli, Aurelio De Laurentiis, ha annunciato il progetto inerente la nuova casa degli azzurri. Ma in quanti hanno mai sentito parlare del “già esistente” Stadio del Sole?
Il nonno del Diego Armando Maradona
In attesa del nuovo stadio che ospiterà i match del Napoli dal 2027 (secondo quanto annunciato), è doveroso fare un passo indietro e capire quanta strada è già stata fatta. Sapevate ad esempio che agli albori della società azzurra, dopo la demolizione dello Stadio Partenopeo, e visti i problemi relativi all’impiego dello Stadio Collana, le partite degli azzurri si disputarono nell’immenso Stadio del Sole?
Ebbene si, non è la prima volta che per i partenopei si costruisce uno stadio da zero, ma per lo Stadio del Sole dobbiamo riavvolgere il nastro fino al 1959, quando l’allora Amministrazione Comunale decise di far costruire, nel quartiere di Fuorigrotta, per questioni di ordine pubblico, una struttura nuova di zecca.
La progettazione fu ad opera dell’architetto Carlo Cocchia, il quale inizialmente aveva ideato un solo anello per gli spettatori, salvo poi modificare il disegno in corso d’opera e passare ad una struttura a doppio anello.
Il 6 dicembre del 1959 lo stadio, con una capienza di ben 90.000 posti, vide finalmente la luce, e il destino volle che fosse proprio la Juventus la prima vittima sacrificale degli azzurri, i quali si imposero per 2-1, nonostante gli sfavori del pronostico. Lo stadio venne poi ribattezzato San Paolo nel 1963, in onore di Paolo di Tarso.
Lo Stadio San Paolo cresce
In occasione degli Europei di Calcio del 1980, la struttura subì delle modifiche. Nacque infatti la Tribuna Posillipo, si appose un tabellone luminoso dotato di orologio e si risolsero alcuni problemi di illuminazione. Interventi ingenti si ebbero anche per i Mondiali di Italia ’90, dove per l’occasione si introdussero il famoso terzo anello e gli iconici, fino a qualche anno fa, sediolini rossi. Questi lavori portarono il numero di spettatori massimo a 72.810.
Anni difficili e il nuovo nome
Il progetto inizialmente faceva ben sperare ma i risultati, a distanza di anni, possiamo dire che non hanno rispettato le aspettative. Il terzo anello diventò poco dopo di fatto inagibile (facendo scendere a circa 54.000 i posti a sedere), i tabelloni si guastarono e l’ordine pubblico divenne un grosso problema, per mancanza di parcheggi e per il traffico cittadino. In tal senso le Universiadi del 2019 accorsero, seppur in minima parte, in aiuto, contribuendo all’ammodernamento della struttura stessa.
ll 4 dicembre 2020 il Comune di Napoli ha intitolato lo stadio all’ex capitano del Napoli, Diego Armando Maradona e ad oggi, a meno di nuovi risvolti, Fuorigrotta resterà la casa degli azzurri fino al 2027.