Francesco Graziani

Ciccio Graziani non le manda a dire. Ai microfoni di Radio Marte, l’ex attaccante campione del mondo ha espresso un’opinione chiara, secca, senza giri di parole: “Chi dubita di De Bruyne dovrebbe farsi visitare da uno bravo”. L’eventuale approdo del fuoriclasse belga al Napoli, infatti, ha acceso entusiasmi e perplessità, ma per Graziani non ci sono dubbi: Kevin è un patrimonio calcistico universale, che può innalzare radicalmente il livello tecnico degli azzurri.

Tuttavia, il monito è dietro l’angolo: il calcio italiano, a differenza di quello inglese, ha una matrice profondamente tattica. Dove in Premier si esalta il palleggio e l’estro, in Serie A si chiede anche il sacrificio, l’equilibrio, la copertura. Ed è qui che nasce il dubbio: “Se a De Bruyne si chiederà anche di rincorrere l’avversario e coprire tutta la fascia, rischiamo di togliergli ciò che ha di più prezioso: la libertà creativa”.

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Graziani sulla sfida europea del Napoli: “De Bruyne sarebbe l’uomo in più in Champions”

Per Graziani, il vero valore aggiunto dell’eventuale arrivo di De Bruyne si vedrebbe soprattutto in campo internazionale. Con Antonio Conte alla guida, il Napoli punta a scrollarsi di dosso il rimpianto europeo e a farsi largo anche oltre confine. “Conte vorrà dimostrare di saper vincere anche in Champions, dopo i successi nei campionati”, spiega Graziani. E chi meglio del trequartista belga, leader tecnico del Manchester City campione d’Europa, può guidare gli azzurri in questa nuova avventura?

Ma il mercato non si ferma al nome pesante di De Bruyne. Si parla anche di Yunus Musah, centrocampista dinamico e duttile del Milan. L’americano, però, non convince del tutto Graziani come possibile sostituto di Anguissa: “Musah è un buon giocatore, ma il camerunense è tra i migliori in Europa. Se va via lui, il Napoli si indebolisce”.

Italia, poche illusioni: “I fuoriclasse non ci sono, non è più il 2006”

Dal Napoli alla Nazionale il passo è breve, e l’analisi si fa ancora più spietata. Graziani guarda con realismo alla situazione azzurra: “Chiunque sarà il nuovo Ct deve sapere che i calciatori italiani non sono più quelli di quindici anni fa”.

L’Italia di oggi, secondo l’ex attaccante, è priva di veri fuoriclasse, e la pesante sconfitta contro la Norvegia è solo l’ennesimo sintomo di un sistema che non produce più eccellenze. “La figuraccia con la Norvegia è simile a quella con la Svizzera agli Europei. Il materiale è limitato, il problema non è chi siede in panchina”.

Graziani: “Serve un selezionatore, non un allenatore da club”

In un’epoca in cui il 75% dei titolari in Serie A è straniero, Graziani individua un paradosso che mina le fondamenta della Nazionale. Non basta cambiare Ct per invertire la rotta: “Chi prenderà il posto di Spalletti dovrà essere un selezionatore, non un tecnico da club. La Nazionale non è una squadra da allenare ogni giorno”.

Il vero compito sarà scegliere i migliori – pochi, magari – e metterli nelle condizioni di rendere. Non si costruiscono progetti, non c’è tempo per modellare una squadra: “È una roulette. Basta vedere che Raspadori e Frattesi sono titolari con l’Italia ma non nei rispettivi club. E questo dice molto”.

Qualità o quantità? Il bivio del calcio italiano

Le parole di Graziani tracciano una linea netta tra ciò che il calcio italiano è e ciò che dovrebbe aspirare a essere. Il rischio, secondo lui, è quello di snaturare i talenti più raffinati – come De Bruyne – per adattarli a un sistema che continua a premiare chi corre più di chi crea. Allo stesso tempo, la Nazionale paga un vuoto strutturale che non si colma con la nostalgia.

Per risalire, serve una visione meno conservativa e più coraggiosa. Altrimenti, che si chiami Conte, Gattuso o chiunque altro, il problema resterà sempre lo stesso: tanto ordine, poca ispirazione.

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