L’edizione odierna de La Gazzetta dello Sport promuove a pieni voti il primo Napoli di Antonio Conte. Al netto dell’avversario non troppo probante, si iniziano a delineare le prime caratteristiche della formazione azzurra, tra catene, nuovi volti e atteggiamenti.
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Il primo Napoli di Conte
Questa l’analisi del match di ieri ad opera di Vincenzo D’Angelo, penna del quotidiano sportivo, nonché inviato in quel di Dimaro Folgarida: “ll cantiere Napoli ha aperto appena da una settimana, ma i primi principi base della filosofia contiana sembrano già essere chiari al gruppo azzurro. ‘Avremo una sola fase di costruzione, indipendentemente da una difesa a tre o a quattro’ aveva raccontato pochi giorni fa Antonio Conte in conferenza stampa. Ieri, intanto, ha disegnato due squadre per tempo, con lo stesso sistema di gioco. Che probabilmente sarà il modulo di riferimento, la stella polare da seguire, almeno in partenza. Difesa e tre, punte esterne che vengono dentro al campo e gli esterni che attaccano la profondità. O che si stringono al centro quando il lato forte diventa quello opposto. Tracce di nuovo Napoli, insomma”.
Tanti promossi ma c’è una bocciatura
“Sotto lo sguardo di De Laurentiis, Conte schiera il Napoli col 3-4-2-1, dando la prima fascia di capitano a Politano, chiedendo ad Anguissa di dettare i tempi, affidando a Mazzocchi e Spinazzola le fasce. E poi provando Lindstrom nel ruolo di vice Kvara: ecco, se per molti era un test per prendere confidenza col nuovo allenatore, per il danese era già un piccolo esame. E non è andata benissimo. Dei quattro giocatori che si sono alternati nei due tempi alle spalle della prima punta (primo tempo Simeone, poi Cheddira), Lindstrom è sembrato quello più in difficoltà a livello di movimenti.
Bene Politano, così come nella ripresa Gaetano. Ma chi ha colpito di più è stato Cheddira, non soltanto per il gol e i due assist. Il marocchino in questi giorni sta sorprendendo per la risposta ai carichi di lavoro: passo da mezzofondista nelle ripetute in campo, quasi sempre davanti a tirare il gruppo dei migliori. E ieri ha dimostrato una predisposizione naturale nel lavoro di sponda, per mandare dentro i due trequartisti e liberarli alla conclusione. Con Osimhen in attesa dell’addio, Simeone affaticato e Lukaku in attesa di segnali di mercato, Cheddira ha mostrato il lavoro che il centravanti deve fare con Conte: protezione della palla e ricerca costante dell’uno-due a ridosso dell’area. Prove a tre”.
Capitolo difesa
“Nella difesa a tre ha comandato Rrahmani, ma sarà curioso vedere quando arriverà Buongiorno se sarà l’ex Toro il centrale oppure proprio il kosovaro, con Buongiorno spostato sul centrosinistra. Poca spinta dai “braccetti”, solo Marin ha provato qualche sortita offensiva ma è pur vero che le gambe sono troppo pesanti per far di più. Ci hanno provato gli esterni, con Mazzocchi e Spinazzola bravi a spingere e mettersi molto larghi in fase di costruzione; i tempi di gioco li ha dettati Anguissa: è lui il faro in attesa di Lobotka, il motore azzurro delle ultime tre stagioni. Atteggiamento aggressivo in fase di riconquista e squadra subito attenta a ricompattarsi quando l’avversario era in controllo del pallone lontano dalla zona calda”.