Azzerare e ripartire. Sbagliare, fermarsi, analizzare, azzerare e ripartire. Prendere in considerazione gli errori commessi e provare a porvi rimedio, nel contempo magari restituendo entusiasmo, ricostruendo speranze e riarmonizzando gli equilibri. Non è cosa da poco per chi occupa posizioni al vertice: chiedere scusa, mettersi in discussione e migliorarsi è sintomo di grande lungimiranza.
Ed è quello che ha fatto Aurelio De Laurentiis. Il Napoli mette un punto e va a capo. Il Napoli si guarda indietro, dopo la felicità estrema, dopo il massimo successo lungamente atteso e dopo la delusione più grande mai registrata nell’attuale gestione societaria. Quello che in molti hanno definito “la non abitudine alla vittoria”, il delirio di onnipotenza: l’ossessione per i grandi progetti, che talvolta ti spinge in alto e talvolta in basso. Il Napoli mette un punto e va a capo.
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Il significato di Antonio Conte
La sintesi di tutto questo processo di autoconsapevolezza e ricostituzione è individuabile nella figura di Antonio Conte, nuovo allenatore del club azzurro, e ancor di più nelle parole da lui adoperate in conferenza stampa. Progetto, serietà, lavoro, assenza di confusione, meta. Quello che si prefigura ai nastri di partenza è un Napoli con le idee chiare, come mai forse si era visto – e come sicuramente non si era visto ad inizio scorso campionato. Con Conte il Napoli è pronto ad aprire le porte alla famosa “New Era” e a farlo con un chiaro obiettivo in mente: rendere il club partenopeo un’alternativa alle solite note.
E come quando si finisce un capitolo, anche deludente, di un libro, ma si è già pronti a voltare pagina per scoprire quali emozioni riserva quello successivo, allo stesso modo si è riacceso l’entusiasmo per lo start del prossimo campionato. È l’effetto Antonio Conte. È il richiamo della concretezza. Fatti e poche parole, dare e poi vedere se si è degni di ricevere. «Quello che posso promettere è la serietà, una parola che spesso viene sottovalutata. La serietà nel dare tutto per il Napoli, nel trasmettere la mia cultura a livello lavorativo, quella che è la mia mentalità».
Un passato condiviso per un presente da vivere
È facile costruire un ponte con il passato, quando il passato è splendente. È semplice provare a godere della luce riflessa di un qualcosa che brilla già di per sé. Cosa ben più difficile, invece, è inserirsi in un disastro: sentirsi parte ed accogliere gli errori del passato, facendoli propri. È difficile, ma al contempo anche saggio: analizzare per evitare il ripetersi di questi ultimi. Antonio Conte in conferenza stampa non ha aperto a libere interpretazioni: con il Napoli è un NOI. Che si parli di presente, di futuro o di passato. Che si parli di successi o si parli di tremende sconfitte.
«Due anni fa abbiamo vinto lo scudetto e l’anno scorso abbiamo fatto un’annata sicuramente da dimenticare. “Scurdammece o passato” sicuramente è giusta, però penso che il dolore ce lo dobbiamo portare un po’ dentro. Quel dolore ci aiuterà quest’anno a fare quel qualcosa in più di cui noi abbiamo bisogno». Un dolore da interiorizzare e canalizzare, trasformandolo in motivazione, in entusiasmo e, nella migliore delle ipotesi, in successo.
Antonio Conte si lega al Napoli per i prossimi tre anni con la chiara idea in testa di costruire un percorso. «Non possiamo competere con le solite note per ingaggi e investimenti, perché parliamo di altre realtà. Però possiamo competere per cultura del lavoro e sacrificio». Colmare un gap con il duro lavoro, avere un obiettivo e definire un progetto per raggiungerlo, con chiarezza di idee e senza confusione.
«Quando ho detto “Amma faticà”, è perché su questo non deve poterci battere nessuno».
E allora Antonio, faticamm.