Caro Diario Azzurro,
«Solo chi vince scrive la storia, gli altri al massimo vanno a leggerla». Nell’introdurti a questa partita rubo le parole di chi ha di fatto impugnato la penna per dare forma e vita, parola dopo parola e pagina dopo pagina, al percorso che mira ad un epilogo straordinario. Una storia che, come ti ho già detto nel foglio precedente, nell’acquisizione di consistenza e di concretezza, trova la possibile definizione di un sogno. Un sogno per il quale mancano ancora tre passi: piccoli per certi versi, immensi per altri.
Tre passi, pochi rispetto a quanto fatto: me ne accorgo nello sfogliare le tue pagine già dense di parole e contenuti. Immensi, complessi, lunghi: per quanto ancora c’è da fare senza dar spazio ad errori. Sono tre capitoli, caro Diario, a separarci dalla conclusione di questo viaggio fatto insieme. Che sia l’epilogo a definire la bellezza di una storia, mi chiedo? Di certo è quanto divide un sogno dalla realtà.
Lecce-Napoli | I gol che pesano
Ma se da un lato ciò è vero, dall’altro bisogna considerare che per scrivere storie che appassionino i lettori, necessarie sono le emozioni, i climax, i colpi di scena, il pathos. Tutti ingredienti senza i quali un racconto, breve o lungo che sia, risulterebbe essere piatto. E di certo, caro Diario, quello che sto registrando tra le tue pagine non appartiene a quest’ultima categoria – e non per meriti autoreferenziali, tranquillo, ma da ascrivere unicamente ai suoi protagonisti.
Ed è proprio in riferimento alle emozioni intense vissute in questo viaggio, che un ruolo centrale gioca ciò che a più riprese ho definito “doppio volto”: il cambiamento tra primo e secondo tempo. La fotografia della prima frazione di gioco si sostanzia nella lateralità sfruttata per dominare e nella forza di un gruppo che trova anche nella difficoltà – e quindi nelle seconde linee o nella disponibilità a cambiare ruolo – il modo per andare avanti ed uscire più forti.
In quelle soluzioni, caro Diario, si evidenzia poi la conquista del risultato. Paradosso? Piuttosto sacrificio, dedizione, impegno e professionalità: da parte di tutti. Soprattutto di chi, anche contro il Lecce, pone la firma su un gol dal peso diverso. Un gol da tre punti.
Conta solo il risultato?
Che basti questo? Conquistare i tre punti a così poco dalla fine del campionato è l’unica cosa che conta? Indubbiamente, caro Diario. Ma come sai tra i tuoi fogli mi piace scendere in profondità e guardare ad ogni aspetto delle partite, per restituirti le reali sensazioni nello scorrere dei minuti – è quel pathos di cui ti dicevo prima d’altronde.
Inevitabilmente, quindi, un accenno è doveroso alla seconda faccia: quella difensiva, bassa e che lascia campo agli avversari. «Nel secondo tempo l’abbiamo amministrata, anche per la volontà del Lecce di cercare il pareggio. Sono 3 punti importanti». Gestita e sotto controllo, seppur con il fiato sospeso di chi nell’assistere al match non attendeva altro che il triplice fischio.
Soldati in campo
Ricorderai che più volte ti ho parlato della forza di un gruppo: dell’unione e dell’importanza di ogni tassello nella definizione di un insieme. Un concetto che trova forma nell’impegno di ognuno e nelle braccia al cielo ad invogliare anche di chi ha avuto meno spazio. «Stiamo facendo passare per normale qualcosa che non lo è: i miei ragazzi sono dei soldati, nell’emergenza non abbiamo mai fiatato».
Soldati, caro Diario, pronti a dare tutto per il coronamento di un sogno. Consapevoli di cosa significherebbe. Determinati per trovare la chiave giusta ed uscire dalle difficoltà. Il tutto alla caccia di sette punti: solo sette punti a separarli dalla grande bellezza.
Chissà cosa ci regalerà la prossima pagina, io non vedo l’ora. A presto!
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