Caro Diario Azzurro,
non mi sono dimenticata di te, non temere. Mi sono dovuta prendere una sosta obbligata in assenza di partite a cui dedicare spazio sulle tue pagine. In questi giorni distanti, gli occhi degli attenti osservatori partenopei si sono posati su maglie nazionali dai simili colori, forse più d’oltremanica che dal sapore di casa. Ma al di là di ciò, lo sai bene che la penna viaggia più veloce quando è l’ombra del Vesuvio a riportarci sul terreno di gioco. Anche se lontani da Fuorigrotta.
E così, con questa pausa che di fatto segna un prima e un dopo, si è riavviato quel meccanismo di emozioni che ci piace chiamare Serie A. Un prima e un dopo dicevo, appunto. Perché sai, caro Diario, il mercato ancora aperto, le situazioni irrisolte, gli ingressi e le uscite ancora a determinare il futuro: tutto questo rallenta e rimanda il concreto inizio della stagione. Ma a Cagliari l’ho visto, sai? L’inizio effettivo del capitolo uno, quasi come se le prime tre pagine di questa storia potessimo considerarle un prologo.
A Cagliari ho visto il punto di partenza. La rosa ufficiale e la forza della sua completezza.
Il calcio dei sedici
Completezza e qualità. Una qualità che arricchisce, anche in sovrapposizione. Completezza, che non si fa sostituzione, bensì soluzione ulteriore. Lo so, talvolta non è facile da accettare, caro Diario. Ma è da rendersi conto quanto sia cambiato questo sport. Non è più tempo di pensare ad un calcio da 11 titolari: le partite si giocano, e qualche volta si vincono, addirittura in 16.
Ed è in questo calcio nuovo che si inserisce il mio discorso. Un discorso che si articola con un brasiliano, che da subentrato serve tre assist in tre partite. Con un Lobotka che mai avrei pensato di vedere uscire dal campo. E con due scozzesi che di cose da far vedere indubbiamente ne hanno. Sedici, non undici: come cambia il senso delle cose.
Le sue pagine da scrivere
Le parole scorrono con estrema facilità, perché per troppo tempo mi è parso di averti lasciato chiuso sulla scrivania. Ma c’è chi, a differenza mia, non si è distaccato nemmeno un attimo da queste pagine in periodo di sosta, ma anzi ha continuato a lavorare per scriverle. Te l’avevo anticipato d’altronde. «Sue possono essere le future pagine di questo racconto», te lo ricordi? E deve avermi preso in parola, perché della Nazionale non se n’è parlato proprio: l’unico interesse era quello di allenarsi e di mettersi al passo con gli altri.
Risultato? Un gol e due assist. Un’intesa speciale con i compagni di squadra, raggiunta in così poco tempo. Non dico che inevitabilmente sarà lui il protagonista di questa annata azzurra, ma dico che la sua volontà è determinante in questo avvenire. Volontà che in questo momento sembra essere totalmente concentrata su Conte, su Napoli e sulla squadra. Qualcuno ha parlato di “famiglia”, chissà.
Le tre di fila con Cagliari
E così, nel segno di capitan Di Lorenzo, di Kvaratskhelia, di Lukaku, di Buongiorno ed anche di Alex Meret, a Cagliari il Napoli ha conquistato la sua terza vittoria consecutiva in quattro partite. Terza vittoria consecutiva, che ricordi solo a pensarci. Sai da quanto tempo la si attendeva? Una terza vittoria consecutiva che spazza via i ricordi della nefasta annata da pochi mesi conclusa e riporta alla mente il profumo – giusto quello e non di più – di quella scudettata.
Tre successi di fila che, per volontà di calendario, proiettano il Napoli già verso l’impegno che verrà. Uno di quelli che racchiudono storie particolari e che portano con sé emozioni di cui, piaccia o non piaccia, questo sport indubbiamente si nutre.
E te lo dico già da ora, comunque andrà, la prossima pagina non sarà come le altre. A presto.
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