DIARIO AZZURRO di Silvia De Martino, pagina cinque: Juventus-Napoli, partita a scacchi

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Caro Diario Azzurro,

ti piacciono le partite a scacchi? Quelle in cui devi ragionare, pensare e prevedere quale mossa consequenziale alla tua potrebbe fare il tuo avversario. Se muovo l’alfiere in questo modo, cedo il mio pedone. Se scelgo di portare la mia torre in quella casella, rischio di aprire il gioco e scoprire la mia regina. Ed allora si inizia a ragionare non più solo su sé stessi, ma anche e soprattutto su chi siede di fronte, per comprendere quella che potrebbe essere la sua futura strategia.

Mi è parso di vedere un po’ questo in campo in Juventus-Napoli, sai? Mosse e contromosse studiate a tavolino. Due blocchi volti a garantire una solidità difensiva come base da cui partire. Non divertente da vedere, questo posso confessartelo in confidenza, ma tatticamente interessante. Una partita tra due squadre in profonda rivoluzione, al lavoro ancora per integrare al meglio i meccanismi ed i dettami dei propri allenatori. Ed in questo, ti dirò, l’allievo mi è sembrato ancor dietro al maestro.

Un Napoli che cambia veste

«Oggi siamo più ricchi. Almeno so che in poco tempo siamo riusciti a lavorare su due sistemi di gioco, e fidatevi che è tanta cosa per una squadra come la nostra che è solo da due mesi e mezzo con me». Tornando agli scacchi e alle strategie, Antonio Conte si è giocato l’effetto sorpresa contro la Juventus. Quella mossa disattesa, che stravolge i pronostici. Così, caro Diario, come sfogliando un tuo simile denso di storie da raccontare, è ritornato in campo il tanto caro 4-3-3.

Non me l’aspettavo, quanto meno non così presto. Un Napoli che torna a quattro dietro e a tre a centrocampo, con l’inserimento del tanto atteso uomo dai capelli rossi alla sua prima da titolare. Non ha perso tempo per mettersi in mostra e farsi apprezzare dai tifosi, ti dico la verità. Ha anche tentato di impensierire il povero Di Gregorio, secondo qualcuno estremamente destinato ad annoiarsi – non che Meret e Caprile mi sembra si siano divertiti.

Ma lasciando ai tecnici il gioco delle parti del merito io-meriti tu, al netto del punto che il Napoli porta a casa da Torino, quello che posso sintetizzare del match attraverso le parole che scorrono su questo foglio, è la capacità camaleontica di adattarsi alle circostanze. Il Napoli, forte della rosa che ha a disposizione, è riuscito a registrare già ben due sistemi di gioco. E sai qual è la cosa ancor più interessante? Questo pare essere solo l’inizio.

Un punto niente male

Non divertente, dunque. Perché nel cuore di un Juventus-Napoli, che come ti anticipavo registra sempre un capitolo a parte della nostra storia, a vincere sono state le difese. Blocchi solidi, centrali accorti, poca ricerca – ad essere onesti – della costruzione offensiva. Il risultato, caro Diario? Uno 0-0. Un punto per parte che sembra essere la sintesi più corretta di quanto visto in campo.

Certo, il pareggio frena il numero di vittorie consecutive, ma si aggiunge all’elenco dei risultati utili e tutto sommato va bene così. Conte esce a testa alta dalle mura dello Stadium, registrando la solidità difensiva, un punto in trasferta e palesando un’evidente difficoltà bianconera nell’andare a segno – terzo 0-0 consecutivo per Thiago.

A perdere, però, indipendentemente dal risultato finale, caro Diario, sono stati i tifosi azzurri che avevano destinato risorse al seguire la propria squadra del cuore. Siamo alle solite. Cattiva gestione, lenta burocrazia, disorganizzazione e che tutti paghino per gli errori dei pochi. Uno scenario tutto italiano che meriterebbe infinte pagine di approfondimento. Non in questa sede.

200 presenze in grande stile

Mi sono rimaste le solite ultime poche righe della tua pagina, caro Diario. Come sempre, mi dilungo troppo nelle nostre disamine. Ma voglio dedicare questa parentesi a chi nella gara contro la Juventus ha raggiunto quota 200 presenze in maglia azzurra, spendendosi nella doppia fase e facendo un lavoro tattico di prim’ordine.

Lo evidenzio, perché sai, nelle credenze collettive l’arrivo di un brasiliano si appresta a sovvertire le gerarchie. Ma un concetto che io trovo centrale e di cui ti parlavo anche l’ultima volta che ci siamo sentiti, è la completezza che non si fa sostituzione, bensì soluzione ulteriore in un calcio ormai fatto di 16 titolari.

Concedimi il rischio di sembrarti ridondante, ci sentiamo presto caro Diario.

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