Caro Diario Azzurro,
solidità e concretezza: questi sono i termini con cui oggi voglio introdurti alla partita. Non era semplice, non è mai banale trovare la vittoria tra le mura di San Siro contro il Milan. Eppure questo Napoli può far perno sui due concetti di cui sopra in maniera sempre più intensa. Gara dopo gara, si affinano le strategie di mister Conte e la sua idea si inculca sempre meglio nella testa dei suoi interpreti.
Un’idea di gruppo, fatta di movimenti e codifiche. Un’idea che si rende chiara a chi osserva, anche in soli cinque minuti, quando la verticalizzazione di Anguissa e la mostruosa fisicità di Lukaku bastano per trovare il vantaggio. Un’idea che si ritrova nella solidità difensiva che sventa i pericoli. Un’idea che si esprime anche in un Kvaratskhelia, che nonostante l’abbassamento ed il sacrificio in fase difensiva, trova la strada per illuminare la scena con la sua incisività.
La prima prova del nove contro il Milan
Ed è in questa chiave che il Napoli si è portato a casa la prima prova del nove. La prima, caro Diario, perché le prossime settimane saranno intense e, come spesso ti dico, la strada da scrivere è ancora lunga. E se non ti fidi di me, fidati di chi dirige, osserva e gestisce tutto ciò che si vede in campo. «Venire a San Siro, con l’impatto emotivo che dà, giocare contro il Milan, fare una buona prestazione e trovare i tre punti ci deve dare fiducia e morale, senza farci perdere lucidità. Sappiamo che abbiamo dei limiti e che dobbiamo superarli per essere migliori».
Oltre i limiti, insegna Antonio Conte. E se mi soffermo su queste parole, caro Diario Azzurro, è per quello che ritengo essere l’aspetto più centrale in una vicenda simile. La partecipazione. La collettività. La comunione d’intenti. Il lavorare di gruppo su una stessa strada e per uno stesso obiettivo. «Ciò che mi piace del Napoli è l’ambiente che si sta creando tra di noi. Tutti si sentono molto partecipi, molto dentro il progetto: questa è la cosa più bella che possa ricevere».
L’istantanea di questo gruppo
Hai presente le foto istantanee? Quelle che congelano i momenti nella loro essenza. Un concetto un po’ retrò, forse, ma che trova il suo fascino nella capacità di fermare il tempo. Così com’è, senza altre prove, senza altri scatti. Ecco, se volessi racchiudere con un’immagine ciò che sta costruendo Conte a Napoli, avrei sicuramente scattato un’istantanea al fischio finale a San Siro.
In quegli abbracci e sorrisi risiede a mio giudizio l’essenza di un gruppo che funziona. Senza confini tra allenatore, staff, titolari e chi siede in panchina, arrivando al cuore dei tifosi. Una chiave per aprire una serratura: quella che ti consente di andare oltre, di chiedere sacrifici e di avere tutti al centro del progetto. «Questo è sicuramente uno dei migliori gruppi che ho avuto in carriera», cosa potrei dirti di più?
Il significato di una rosa lunga
E nello spirito di ciò che ti sto raccontando, ho un’immagine ben chiara in mente. Un calciatore, che al termine della sua terza sfida in campionato da titolare, lasciando il campo riceve l’encomio e l’abbraccio del proprio tecnico. Uno scozzese, espressione esatta di cosa significa avere una rosa lunga e di conseguenza una squadra forte. Un calciatore, che pur avendo dinanzi un alieno – come altro potrei definirlo? –, quando chiamato in causa risponde presente. E lo fa, finora, in grande stile.
Credi forse che non possa dire lo stesso di chi subentra dalla panchina? Nel caso ti sbagli, caro Diario. Perché ciò che ho registrato con forza dalla partita contro il Milan, è proprio lo spirito di sacrificio di tutti. Chi gioca di più e chi gioca di meno: tutti a remare dalla stessa parte. Martedì sera me l’ha insegnato un ragazzo napoletano, la cui voglia non sarà passata inosservata ad un talentuoso portoghese.
Il gruppo, in sintesi, caro Diario. Da San Siro torno con la convinzione che il gruppo faccia sempre la differenza. Lo vedremo presto, altre sfide intense ci attendono. Ci divertiremo ad analizzarle insieme, a presto!
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