Da qualche giorno gira sui siti che si occupano di calcio un grafico ad istogramma dove vengono riportati i nomi (e i gagliardetti) delle prime otto squadre del campionato 2022/2023 e per ognuna di esse sono indicati dei numeri. Per alcune delle società le barre sono rosse, per altre di colore azzurro. Cosa ci spiega questo particolare grafico?
In poche parole, ci mostra lo stato di salute finanziaria delle big del calcio italiano. Le barre in rosso indicano una situazione di indebitamento, mentre quelle in azzurro indicano una posizione finanziaria netta (PFN) positiva.
Prima di soffermarci sulla situazione della SSC Napoli, credo sia interessante dare uno sguardo alle società in rosso.
Parliamo di Inter, Juventus, Roma (aggiungerei anche il Milan, anche se dal grafico la sua situazione appare diversa).
Intanto, una precisazione per i meno esperti. Il grafico in questione è stato possibile grazie all’analisi dei bilanci pubblicati dalle società (l’ultima a presentarlo è stata la Roma). Si tratta dell’ufficializzazione delle cifre dell’esercizio nell’annata chiusa il giugno 2023. Lasciando da parte in questo articolo il conto economico tra ricavi e costi, proverò a soffermarmi appunto sulla parte relativa ai debiti e al patrimonio netto.
Secondo Calcio&Finanza il debito lordo complessivo delle otto big italiane ammonta a circa 3,3 miliardi di euro. A guidare il gruppo delle spendaccione ci sono Inter, con un debito lordo di 807,3 milioni di euro (anche se si rileva un calo), e Juventus, con un debito di poco meno di 800 milioni di euro (791,8 per la precisione).
L’Inter oltre ad essere quella più indebitata ha anche la situazione più critica, in quanto la metà dei suoi debiti è porzione di una serie di prestiti ricevuti da Suning dalla Oaktree Capital Management nell’ormai lontano maggio 2021. Questi soldi sono serviti alla proprietà dei nerazzurri per la gestione corrente del club, compresi stipendi e buona parte del mercato. Il problema è che questi soldi devono essere restituiti da Suining entro il maggio 2024. In caso contrario l’Inter diventerebbe di proprietà del fondo Oaktree, che già detiene il Caen in Francia e lo Swansea in Inghilterra. La società nerazzurra potrebbe in teoria rinegoziare il debito, ma è un percorso complesso e che potrebbe essere una soluzione peggiore (parlo per i tifosi interisti e il futuro della loro squadra) del passaggio di proprietà.
La situazione della Juventus è meno critica. Anche per i bianconeri il dato dell’indebitamento è in calo rispetto ai bilanci precedenti. Il vantaggio del club di Torino è, rispetto a tutte le altre, quello di avere alle spalle una multinazionale come la Exor che può arginare la situazione debitoria attraverso la ricapitalizzazione. Infatti, come riportato da Calcio&Finanza, il debito dei bianconeri calerà con il rimborso del bond da 175 milioni (scaduto pochi giorni fa) grazie alle risorse provenienti per l’appunto dall’aumento di capitale.
L’unica(grande) perplessità è che fino ad ora la proprietà bianconera ha ricapitalizzato già per 700 milioni, a cui andranno aggiunti i quasi 200 indicati prima. La domanda è: quanto è disposta a spingersi oltre (ed esporsi) la famiglia Elkann?
La Roma, che segue a ruota, seppur anch’essa fortemente indebitata (688 milioni), ha più possibilità di vedere la luce nel giro di qualche stagione. Infatti, quasi la metà di questi debiti sono da riferire a quelli verso la stessa proprietà (i Friedkin), che dovrebbe convertire l’intera cifra a fine 2024 per l’aumento di capitale di 500 milioni che è stato già approvato.
La situazione del Milan è un po’ simile a quella dei cugini interisti. Anche se nel grafico la loro barra è azzurra, in realtà il club rossonero ha iscritto a suo debito 250,7 milioni che sembrano un buon risultato rispetto alle altre tre big analizzate prima. C’è un però, come sempre. Da quella cifra sono stati esclusi i debiti che la RedBird, proprietaria del club, ha nei confronti del fondo Elliot. Ebbene sì, la Elliot, ex proprietaria del Milan ha prestato i soldi a quella nuova per acquistare la società. Trucchi della finanza. La cifra si aggira sui 550 milioni di euro (tasso di interesse dell’8%) con scadenza a maggio 2025. Anche in questo caso, se il debito non sarà ripagato il club milanista passerà nuovamente ad Elliot.
Per Lazio, Atalanta e Fiorentina il quadro della loro situazione debitoria è positivo. Tutte e tre non hanno esposizioni rilevanti e le loro proprietà hanno mostrato una grande capacità su lungo termine nel riuscire a portare avanti una corretta gestione economica e una buona qualità di risultati sportivi.
La SSC Napoli è indubbiamente la prima della classe. In particolare, la società non ha avuto quasi mai l’esigenza di ricapitalizzare e l’immagine che emerge dalla sua situazione debitoria e patrimoniale fa stare i tifosi più che tranquilli.
Il binomio gestione economico-risultati sportivi non ha eguali nel contesto italiano, se facciamo una valutazione su di un arco temporale che va oltre il decennio. Lo scudetto dell’anno scorso è stata solo la sublimazione di un percorso lodevole.
Il Napoli dispone di un’alta liquidità, come sottolinea Calcio&Finanza, e pertanto è forse l’unica tra le big a poter aver più margine di manovra in particolare sul fronte mercato.
Ovviamente il club partenopeo non deve sedersi sugli allori, ma programmare da subito il modo migliore per poter sfruttare questa sua posizione di vantaggio (meritatamente conquistata).
La qual cosa non vuol dire attaccare il prossimo mercato estivo con un importante investimento economico. A mio avviso su questo fronte il Napoli deve continuare nella sua consolidata strategia: individuare talenti emergenti come successo con Koulibaly, Jorginho, Ghoulam, Kavara, Elmas, Zielinskj, etc. e puntare su profili simili a Mertens, Callejon, Kim, Lobotka ovvero calciatori non giovanissimi ma in grado di aver un impatto importante nel campionato di serie A. Il Napoli è modello all’avanguardia nel player trading perchè sa scovare talenti e sa valorizzarli al massimo.
La liquidità di cui dispone la società dovrà a mio avviso essere investita nella maggior parte su due ambiti: rafforzamento dello staff dirigenziale e di scouting e realizzazione di strutture sportive.
In relazione al primo punto, il Napoli non deve cercare dirigenti di grido, ma profili giovani, in rampa di lancio, con una profonda conoscenza del calcio e del mercato. L’Italia è piena di queste competenze e ADL è sempre stato in grado di trovare le persone giuste.
L’altro aspetto è quello relativo alle strutture e in particolare al centro di allenamento (lo stadio per ora lasciamolo da parte).
La necessità per una società come il Napoli di dotarsi di un centro sportivo di proprietà e all’avanguardia nasce da diversi ordini di motivi.
Il primo è di tipo economico-finanziario. Dotare la società di una struttura di proprietà moderna e capace di soddisfare le esigenze della prima squadra e dei diversi livelli giovanili conferirebbe maggiore solidità economica al club. Inoltre, se si riuscisse a realizzare una partnership di sponsorizzazione come nel caso Konami per Castel Volturno, il rientro dell’investimento sarebbe veloce e consentirebbe al Napoli una importante marginalità di guadagno in poco tempo.
Il secondo motivo è squisitamente sportivo. Avere la possibilità di far allenare la prima squadra, la primavera e le altre giovanili in un unico centro agevolerebbe il processo di monitoraggio dei giovani calciatori e consentirebbe ai vari staff tecnici di confrontarsi continuamente e di pianificare progetti tattici comuni. Quando la comunicazione e il trasferimento di conoscenze è immediato e circolare, ogni contesto lavorativo non può che giovarne.
L’ultimo motivo è di immagine. Sembra superficiale, ma conta anche questo. Un club importante come il Napoli non può essere costretto ad affittare il centro sportivo per la propria squadra e a dover riprogrammare ogni stagione la logistica per il team della primavera e quella dell’intero settore giovanile. Da un lato c’è la spada di Damocle della scadenza del contratto d’affitto (quando ciò avverrà e il Napoli non avrà ancora un suo centro di proprietà, in caso di negoziazione che margine di trattativa potrà avere la società con il proprietario della struttura di Castel Volturno?); dall’altro avremmo una inutile dispersione di risorse e tempi per trovare ogni anno una struttura di allenamento (e anche per le partite) adatta alle squadre del settore giovanile.
Il Napoli deve dotarsi di una sua casa dall’interno della quale cominciare a progettare il proprio futuro. Il tempo e le risorse ci sono e se il primo passo verso la nuova era non è andato come immaginavamo, ce ne saranno molti altri da fare.