Gli antichi navigatori, ad esempio i fenici, non avevano strumenti per potersi orientare durante la navigazione e, pertanto, si affidavano alla posizione del sole e alle stelle. Ma come se la cavavano quando il cielo era coperto o durante le tempeste? Navigavano lo stesso, aggrappandosi a quelle pochissime certezze che il mare poteva offrire loro. Per l’orientamento in situazioni estreme si basavano sulle onde prodotte dai venti costanti: ne studiavano la direzione, la forza, le variazioni e relazionavano tutte queste informazioni in rapporto al sorgere e al tramontare del sole e delle stelle.
Districarsi in un mare in tempesta
Io durante l’ultima stagione del Napoli mi sono un po’ comportato come gli antichi marinai che sorpresi da una notte di burrasca si aggrappano ad un punto di riferimento, ad una certezza, per cavar d’impaccio se stessi e la propria imbarcazione. Nonostante i risultati negativi degli azzurri si accumulassero partita dopo partita, allontanandoci prima dalla corsa scudetto e poi da quella per l’Europa, ho mitigato la profonda e ovvia amarezza da tifoso con la consapevolezza che la società e il presidente avrebbero saputo far tesoro degli errori commessi e che si sarebbero messi fin da subito a lavoro per pianificare al meglio una nuova stagione.
Una tristezza tranquilla
Ho vissuto un’annata convivendo perennemente con una sorta di tristezza tranquilla. La fiducia che ho sempre nutrito per il futuro della SSC Napoli anche nei momenti meno felici, si basa sul lavoro e i risultati che la squadra ha saputo costruire in quasi venti anni. E’ stato un percorso lungo, ricco di soddisfazioni e, come spesso accade nella vita, con qualche inciampo. Gli azzurri grazie al lavoro della società si sono ormai assestatati tra le quattro big italiane, hanno costruito una propria identità europea e hanno mostrato al mondo calcistico (e non solo) una certa idea di calcio, fatta di programmazione, intuizioni, capacità imprenditoriale.
Arrivare al vertice per rimanerci
Il percorso del Napoli è stata una vera e propria progressione culminata con la vittoria dello scudetto e i quarti di Champions dell’anno scorso.
Poi come una tempesta inattesa è arrivato il flop dell’ultima stagione. Delle cause che hanno determinato il decimo posto se n’è parlato già abbastanza, ma l’importante è che questi errori la società li abbia saputi riconoscere e li abbia metabolizzati.
La dimostrazione che lo stesso ADL si sia reso conto che probabilmente proprio alcune sue scelte dell’estate scorsa (a mio avviso non solo le sue) abbiano scatenato poi una serie di eventi infausti non sta tanto nelle cose che ha detto durante alcune conferenze, ma nelle decisioni che sta prendendo in questa delicata fase di programmazione della nuova stagione. Il presidente credo abbia capito che se è stato difficile e lungo il percorso che ci ha condotti allo scudetto, ancora più complesso è il lavoro necessario affinchè il Napoli possa restare a lungo al vertice. In questa ottica la scelta di affidarsi a profili che per professionalità, curriculum e personalità possano fornire a lui e alla società quelle risorse che fino ad oggi sono mancate. In questa chiave io considero fondamentale più di Conte addirittura l’inserimento nello staff di Oriali.
Tutti gli uomini del presidente
Il Napoli è arrivato al top e ha bisogno di persone che siano in grado di farlo restare a questo livello il più a lungo possibile. ADL proprio con queste scelte ha dimostrato di essere un imprenditore capace di mettere in discussione se stesso e le sue scelte. C’è un passaggio nel romanzo Sorgo Rosso dello scrittore cinese Mo Yan nel quale un impertinente mulo, guardando il suo vecchio padrone, affranto dopo una giornata particolarmente dura, sembra dirgli: Bisogna cedere quando è necessario: non è da sciocchi, perché in seguito si otterranno dei vantaggi. Parafrasando le parole del mulo, possiamo dire che ADL abbia compreso al tramonto della stagione da poco conclusa che sia venuto il momento non di “cedere” (per fortuna diciamo noi), ma di delegare e di affidarsi a professionalità con le competenze adatta alla nuova realtà del Napoli.
La New Era parte adesso
E’ arrivato il momento di archiviare non solo l’ultima stagione, ma anche la meravigliosa annata che ci ha portato allo scudetto. La new era parte con leggero ritardo, ma i segnali che la strada giusta sia stata intrapresa sono diversi, anche se il percorso resta ancora lungo.
Quel che possiamo chiedere ai tifosi e ai media che seguono più da vicino le sorti della nostra squadra è far tesoro di tutto quel che è accaduto durante l’ultimo campionato, in modo da essere poi capaci in futuro di sapersi affidare nei momenti più complicati alle certezze e alle sicurezze che la società ha saputo costruire e consolidare.