A pochi giorni dalla grande impresa della sua Slovacchia contro il Belgio, mister Calzona è stato raggiunto dai microfoni del Corriere dello Sport per commentare l’Italia che stiamo vedendo, ma anche, e soprattutto, la sua esperienza con il Napoli (togliendosi qualche sassolino dalle scarpe).
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Il suo Napoli e quella necessità di vincere
“Quando sono arrivato io erano già trascorsi sette mesi e mezzo, con i risultati che sappiamo. Ho detto e ripetuto di aver incontrato difficoltà e problemi che non mi aspettavo di trovare. Sai qual è stata la cosa che ha creato i danni peggiori? L’obbligo di dover inseguire costantemente la vittoria, per via della classifica in gran parte compromessa, ha messo in crisi il gruppo. Ti porto l’esempio dell’1-1 di San Siro con l’Inter. Loro venivano da quindici successi di fila, giocammo una partita molto più che decorosa eppure quel pari fu vissuto dall’ambiente con una delusione sconcertante. Eravamo costretti a vincere e non avevamo una condizione mentale all’altezza del compito. In alcune occasioni abbiamo anche giocato un buon calcio, ma il buon calcio non bastava, servivano i tre punti. Non si dava più valore a nulla. E non è tutto. Il 95% delle cose che venivano scritte o raccontate in tv da giornalisti perbene e ben vestiti… La quasi totalità dei conflitti e dei disagi che venivano riportati da Castel Volturno però non si verificò. Barzellette.
Su De Laurentiis: “Guarda che con me il presidente ha tenuto un comportamento esemplare. Faceva domande, si informava, mai un’ingerenza però, prima di incontrare la squadra chiedeva il permesso. Subito dopo spiegava di cosa aveva parlato”.
Cosa manca a Kvara? “Lo state vedendo anche in questi Europei, tanti giocatori di qualità hanno una partecipazione attiva e sistematica alla fase di non possesso. Kvara solo occasionalmente. E poi deve imparare a sparare meglio le sue cartucce nei trenta metri e a risultare più produttivo a centrocampo. Se riuscirà a correggere questi tre punti vincerà il Pallone d’oro, ne sono certo”.
Capitolo Italia
“Trovo che gli Azzurri non siano inferiori alla Spagna. Queste Furie Rosse non hanno il livello di quelle del passato. Spalletti mi ha fatto scoprire un sacco di cose nuove, soprattutto la sua gestione feroce della squadra e dell’ambiente”.
Cosa intende per feroce?
“Lui non delega mai, tutto avviene sotto il suo controllo. Nulla gli sfugge. Ha una capacità unica di adattarsi a tutti gli ambienti e sa parlare alla squadra”.