In ogni stagione c’è una partita spartiacque. Per Alessandro Buongiorno, difensore centrale del Napoli, quel momento è arrivato con il pareggio contro l’Inter: “Segna Billing, poi pareggiamo nel finale. Abbiamo giocato alla pari, se non meglio. È lì che ci siamo guardati e ci siamo detti: allora siamo forti.” Una frase che ha il sapore della consapevolezza. Una presa di coscienza collettiva che, da quel momento, ha spinto il Napoli a credere fino all’ultimo nello scudetto.

Buongiorno racconta Conte, la mente dietro il muro difensivo

Buongiorno non ha dubbi: il suo salto di qualità porta la firma di Antonio Conte. “Conte ti entra nella testa e ti migliora”, dice in un’intervista rilasciata a La Stampa, con la lucidità di chi ha vissuto un percorso di trasformazione. Più sicurezza con il pallone tra i piedi, più dialogo con i compagni, più metri guadagnati. Ma, soprattutto, un principio inderogabile: prima di tutto, saper difendere. È la base su cui Conte ha costruito la sua idea di calcio, ed è quella su cui Buongiorno ha forgiato la sua prima stagione in azzurro.

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L’incontro con Conte: destino o coincidenza?

Il retroscena è da romanzo sportivo. Sei giugno, una cena per festeggiare i suoi 25 anni in un ristorante di Torino. Un cameriere si avvicina: “Ale, c’è il tuo nuovo mister nell’altra sala.” Dall’altra parte, Antonio Conte. Buongiorno lo racconta con un sorriso: “Incontro del tutto casuale. Ma scatta subito qualcosa.” Era la prima volta che si parlavano. Il Napoli lo voleva da tempo, ma quello fu il primo contatto diretto. Segni del destino? Forse. Sicuramente, l’inizio di un rapporto tecnico e umano che oggi è sotto gli occhi di tutti.

Lavoro, recupero e un obiettivo per Buongiorno: tornare al Maradona

Dopo qualche problema fisico, Buongiorno punta a rientrare prima del gong. Lo dice chiaramente: “Lavoro per la gara con il Cagliari, l’ultima al Maradona.” Vuole esserci, davanti al suo pubblico, in quella che potrebbe essere la partita che chiude un cerchio. Per sé, per il Napoli, per una stagione che – comunque vada – l’ha consacrato tra i difensori più solidi e completi della Serie A.

Un leader silenzioso che ha trovato casa

Alessandro Buongiorno è arrivato a Napoli in punta di piedi, ma oggi è un pilastro. Non alza la voce, non cerca i riflettori, ma parla chiaro. E convince. È il prototipo del difensore moderno: forte nell’uno contro uno, ordinato nelle letture, intelligente nella gestione della pressione. Ma è anche qualcosa in più: un simbolo della rinascita, della solidità ritrovata, della fame di vittoria che Conte ha instillato nello spogliatoio azzurro.

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